Freud (1856-1939) , il fondatore della psicoanalisi, ipotizzava che il legame che unisce il bambino alla madre è di tipo libidico. La libido è una energia auto-generata che origina dal corpo (soma) e che preme per essere scaricata tramite una rappresentazione mentale, divenendo in ultimo un desiderio spesso intelligibile e pensabile, il quale a sua volta si esprime in modo emotivo-eccitatorio (psicosomatico).
Suddetto concetto è definito pulsione (da qui teoria pulsionale), essa cerca un oggetto per scaricarsi così da mantenere l’apparato cerebrale al più basso livello di energia possibile. Questo stato è percepito come piacere. Il primo oggetto che secondo Freud ne permette il conseguimento è appunto la madre e, per la precisione, il suo seno. Esso funge da mondo totale per il bambino. Grazie alla madre il bambino riesce a scaricare oralmente la propria tensione accumulata che, in altro modo, diverrebbe angoscia senza nome.
I problemi verrebbero fuori quando cause di forza maggiore ostacolano in qualche modo la realizzazione di questa pulsione, cioè l’espressione e l’appagamento del relativo desiderio che, come un fantasma, inizia a tormentare l’individuo in forma psicopatologica e deformata, meglio inferibile a partire dai residui inconsci quali i sogni. Insomma, si verrebbe a creare un conflitto di forze opposte, da qui il termine Psicologia Dinamica.
Dott. Maurilio Verdesca - Psicoanaliticamente
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