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Immagine del redattoreDott. Maurilio Verdesca

Quella volta che Freud ebbe delle intuizioni molto lungimiranti (ma le sottovalutò)

Aggiornamento: 18 ago 2023

#COAZIONE A RIPETERE


In un suo libricino, Sigmund Freud (si veda foto), descrive un bambino di un anno e mezzo, il quale - in assenza della madre - si rendeva protagonista d'un gioco apparentemente casuale.




Il maestro della psicoanalisi aveva osservato come - il bambino preso in esame - avesse una particolare abitudine nei momenti di solitudine: lanciare gli oggetti che rientravano nel suo raggio d’azione nei posti più disparati della stanza, assumendo una certa soddisfazione nel farli sparire dalla propria vista.

All’inizio, questo gioco, parve incomprensibile e del tutto irrilevante, tuttavia, una particolare congettura, si rivelò utile nel farvi luce; il bambino in questione possedeva un rocchetto di legno con un pezzo di spago arrotolato: il gioco che con esso preferiva mettere in atto consisteva nel lanciarlo, facendolo sparire ed assumendo una espressione di speranza e sorpresa, per poi tirarlo verso se e farlo riapparire, intonando festose grida. Al riguardo Freud scriverà (ibidem, pp.32-50):

“ Questo dunque era l’intero gioco: scomparsa e ritorno. Il bambino si compensava, per così dire, l’assenza materna, riproducendo, con gli oggetti che gli capitavano a tiro, la scena della comparsa e della riapparizione” (…)
“Di fronte all’accadimento egli si trovava all’inizio in posizione passiva; quasi fosse travolto dal suo impatto, ma a furia di ripetere l’esperienza, per quanto gradevole essa fosse sotto forma ludica, eccolo assumere un ruolo attivo.
Si potrebbe affermare così che il bambino cercasse di affermare così una tendenza al padroneggiamento (p.31)
(…)
Si può anche notare che il carattere spiacevole di un avvenimento non è incompatibile con la sua trasformazione in attività ludica. Se il dottore esamina la gola di un bambino e la sottopone a intervento chirurgico, siamo pur certi che queste spaventose esperienze costituiranno oggetto del suo prossimo gioco.
(…)
Il bambino, dopo tutto, potrebbe aver ripetuto nel gioco la sua esperienza penosa, solo in quanto tale ripetizione comportava un’altra specie di piacere; comunque sia, di piacere diretto.
(…)
Appena il bambino passa cioè dal ruolo passivo dell’esperienza subita al ruolo attivo del gioco, eccolo infliggere ad uno suo compagno la sofferenza patita e trarre così vendetta su un sostituto. (...) Gran parte della così detta "coazione a ripetere” può essere compresa e spiegata su base razionale; L'esempio più lampante di un simile movente è forse quello dei sogni della nevrosi traumatica. (...) Ma ad una più approfondita riflessione, siamo costretti ad ammettere che (…) non tutto si può spiegare con l'intervento dei dinamismi che conosciamo.”

Teniamo particolarmente all’ultima frase sopra ivi riportata e scritta da Freud. Ebbene sì, questo passaggio logico e clinico anche se privato per così dire della così della famosa pulsione libidica (con cui si pansessualizzava qualsivoglia passaggio teorico-clinico) filerebbe lo stesso. Diciamo che il bambino, in tal modo, portava su un piano ludico e immaginativo il distacco della mamma, sdramatizzandone l’ansia su un piano simbolico. Oggi si potrebbe dire, ad esempio, che il bambino stesse mettendo in moto delle strategie preverbali di autoregolazione e padroneggiamento, atte a ristabilire la sicurezza. Siamo in una chiave relazionale. Pura. A parere di chi scrive, difatti, Freud esponeva talvolta lacune in senso proficuo e costruttivo che molti dei post-Freudiani, invece, hanno poi provveduto prontamente a rimuovere o reprimere - per dirlo in gergo.

D'altro canto molti revisionisti, quali ad es. Loewald, Peterfreund, Horowitz, Gill - (a) essendo consapevoli di come la teoria psicoanalitica ortodossa risultasse oramai inagibile e vincolante alla stregua di una ancora di piombo e (b) proprio alla luce dei risvolti epistemologici più attuali - hanno tentato di ristrutturarne i concetti cardine. Eagle, Migone e addirittura neo-cognitivisti - quali ad es. Guidano & Liotti - hanno tentato di esporre teorie più compatibili in diversi saggi che, in parte, vengono tacitamente proposti oggi come letture di nicchia per appassionati, non risultando esplicitamente assimilate in una visione coerente e moderna. Questa situazione non suona affatto come nuova, ad es. già si pose quando Alexander propose il concetto di esperienza emozionale correttiva, visto dalla società psicoanalitica del tempo come un concetto scomodo ed eretico. Scandaloso. Liquidato come sbagliato, forse perché, la psicoanalisi del tempo era troppo attenta a non perdere il suo elemento esclusivo, quello dello strumento interpretativo - da tempo già smussato e molto ridimensionato, ripensato (si vedano i contributi di Migone).

Nelle righe di Freud sovra proposte (si badi bene: non solo in queste) si legge, invece, la voce del dubbio che invita all'innovazione, all'esplorazione (che tanto contraddistingue paradossalmente proprio la psicoanalisi) e, parallelamente, alcuni suoi geniali spunti esplicitamente più orientati a livello relazionale. Oggi, queste intuizioni di Freud, forse sottovalutate, seppur ben in grado di rendere la psicoanalisi ben intrecciata con teorie tipiche dell’analisi transazionale, della control-master theory, delle terapie strategiche-familiari; fungendo dunque da corpo calloso tra orientamenti che, nell’ottica di chi scrive, dovrebbero integrarsi guardando in maniera focale alla salute del paziente e non agli interessi esclusivi politici ed economici che animano e simpatizzano con i gossip metapsicologici per tornaconti primari e secondari. Giusto per fare un esempio, questa sorta di abbozzo di teoria del padroneggiamento (che ha in sè ad es. i semi delle intuizioni di Joseph e Weiss relative alla CMT), spiegherebbe altri punti di vista sul transfert e sul contro-transfert, senza essere incompatibile con teorie di stampo cognitivo-costruttiviste e intersoggettiviste. Pare allora, come sia inverosimile pensare di eliminare Freud, semmai molti hanno perso l'occasione di riciclarlo e ripensarlo: superare i contenuti di quella metapsicologia - come egli stesso ahinoi si augurò in più riprese. Qualcuno si sognerebbe forse di dire che la figura di Edison sia stata totalmente inutile? Tra i pochi che deviano da quanto accennato, spiccherebbe ad esempio il coraggioso tentativo - poco tenuto in conto - di proporre a una psicoanalisi senza teoria Freudiana (si veda Imbasciati).


La tecnologia come la scienza si raffinano, si nutrono, distruggendosi per ricostruirsi, e così, la teoria circolarmente con esse. Il segreto sta nel cambiamento, che non è tradimento.

Un processo ricorsivo, di ricerca-azione, che oggi molta parte della psicologia clinica e della psicoterapie ignora - nel peggiore dei casi attivamente - a spese del protagonista centrale di questi processi, ossia, (il benessere) del paziente.

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