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Recensione di 'Vite non vissute' - T. Ogden

Aggiornamento: 14 apr 2020

<< Ogni persona con cui incomincio una conversazione intima attinge a qualcosa di me, e io faccio lo stesso con lei, in modo tale che, in un certo senso, io divento una persona diversa, e parlo in modo diverso con ciascuna di queste persone. Più la conversazione è intima, più è vera>>. La prima pagina del volume è lo spirito del libro a seguire. Questa esperienza genuina, di riconoscimento individuale dell’Altro, riporta alle parole di Winnicott (1971), autore molto caro a Ogden, più volte attento a sottolineare come ogni madre si accorgerà nel corso del tempo d’ essere unica e differente per ognuno dei suoi figli. Grazie a questo rapporto nucleare e genuino ogni partner può potenzialmente fungere da specchio sociale per l’altro. Nella diade è possibile nei termini di Ogden ‘sognare sogni non sognati’. Per l’autore infatti <<sognare è [letteralmente] una parte essenziale del processo terapeutico>>. Precisamente, il sognare, sarebbe coincidente con il pensiero inconscio (si rimanda alle opere di Blanco, 1981) cioè una modalità di funzionamento mentale (pensiero onirico) nel quale è possibile applicare a un problema emotivo molteplici registri di pensiero contemporaneamente (G. Klein, 1933); in esso coesistono il processo primario e il processo secondario, temporalità sincronica e diacronica, logica causa-effetto e non. L’autore sostiene che il pensiero onirico non sia circoscrivibile ai fenomeni del sonno, tutt’altro esso affiancherebbe ogni momento il pensiero tipicamente diurno: <<Così come nel cielo la luce delle stelle è oscurata dal bagliore del sole durante il giorno, il sogno continua quando siamo svegli, anche se è oscurato dal bagliore della veglia>>. Rifacendosi al saggio di Winnicott (1971) Ogden ribadisce come nell’infanzia ognuno abbia assaporato ansie estreme, le così dette esperienze agonizzanti. Per sognare (pensare oniricamente) suddette esperienze agonizzanti, assolutamente non rappresentabili, sarebbero necessarie almeno due persone (per approfondire si vedano i concetti di Campo e di Terzo Analitico). Nonostante l’individuo cerchi sempre di sviluppare un sistema di personalità capace di contenere le esperienze intollerabili non vissute, terrorizzanti, esse irrimediabilmente accadono nell’infanzia, senza poter essere sperimentate o metabolizzate data l’immaturità dell’io. Le stesse, ipotizza Ogden, verrebbero scisse provocando un evento psichico di morte psicologica, onde evitare la caduta in uno stato di psicosi cronica, un collasso del sé. Ogden scrive: <<secondo me il termine ‘crollo’ si riferisce al crollo del legame madre-bambino, che lascia il bambino solo e indifeso, e sull’orlo della non esistenza. Il bambino in questo stato - disconnesso dalla madre – è immerso in quella che si può chiamare un’esperienza di agonia primitiva>> e che spesso, più tardi, si ripresenta in forma di sofferenza corporea o viscerale o semplicemente sotto forma di ‘limite’ emotivo. Uno degli scopi della terapia analitica sarebbe proprio quello di rivendicare queste porzioni di vita non vissuta, creando (come direbbero Bucci, 1999 e Seung, 2014) nuove connessioni multiple. Ciò è possibile grazie al pensiero onirico, quel tipo di pensiero che promuove forme di relazione oggettuale originali e inedite, e che richiede - onde verificarsi - <<le menti di almeno due persone, dal momento che un individuo isolato dagli altri non può modificare radicalmente le categorie di significato fondamentali che organizzano la sua esperienza>>. Queste ultime, infatti, sarebbero frutto di riconoscimenti reciproci, di interiorizzazioni e identificazioni proiettive. E' un libro che narra di rivendicazioni, di psicoterapia, di tecnica e formazione (grazie alla brillante resocontazione dello scrittore e psicoanalista capace di restituire vividità all’esperienza). Un libro che sussurra sotto le righe le piccole battaglie emotive che costellano l’esperienza umana sin dai primi istanti e che parlano di crolli e ricostruzioni, di vite non vissute che sottopelle rimangono mute per poi rifiorire - solo con l’esperienza relazionale, mai con la catarsi - come nuove possibilità creative, nuovi sogni - ad occhi aperti.


Dott. Maurilio Verdesca

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Bibliolografia


Bucci, W. (1999). Psicoanalisi e scienza cognitiva: una teoria del codice multiplo. Fioriti.

Klein, G. S. (1993). Teoria psicoanalitica: i fondamenti. Cortina. Blanco, I. M., & Bria, P. (1981). L'inconscio come insiemi infiniti: saggio sulla bi-logica. Giulio Einaudi.

Seung, S. (2014). Connettoma. La nuova geografia della mente, Codice, Torino.

Winnicott, D. W. (1971). Gioco e realtà. Armando editore.

Winnicott, D. W. (1974). Fear of breakdown. International review of psycho-analysis.


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