top of page
Immagine del redattoreDott. Maurilio Verdesca

Siamo le nostre teorie?

Vorrei condividere con voi questa POSTILLA ispirata dall'aforisma:

“ E’ la teoria che decide cosa dobbiamo osservare” (A. Einstein).

Teniamo a mente che non sono solo gli scienziati a costruire teorie sul comportamento dei loro oggetti di studio: ogni soggetto costruisce nel tempo una teoria su sé stesso e sul comportamento degli altri; essa, da un lato, ha la funzione di rendere più o meno visibili (possibili o plausibili) alcune cose e, dall'altro, di renderne più o meno invisibili (o impossibili) altre.

Questi costrutti consentono di formulare delle aspettative sul mondo circostante tale da assicuraci una certa prevedibilità.

Ogni teoria genera le proprie idee (delimitando un certo dominio di pensiero che funge da recinto o se preferite da linea di demarcazione fra in/out), funge in sostanza da guida interpretativa. Qualora però la nostra teoria (ingenua o scientifica che essa sia) sarà considerata da noi come “La-verità” diverrà un vincolo invece che una risorsa: avremo occhi solo per lei fino a vedere quello che “dovremmo” o vorremmo vedere per non tradirla perfino nei contesti in cui si mostra incompatibile ed obsoleta.

Spesso è utile, infatti, ricordarci che le teorie a noi care (che siano esse sul nostro vicino di casa/sul nostro cane/sul miglior deodorante/sulle nostre divinità/sui disturbi d'ansia…) sono certamente importanti ma non sono l'unica possibilità. Dovremmo affezionarci, sposarle e litigarci ogni tanto.

Sono le posizioni da cui osserviamo il mondo, le nostre prospettive, i nostri strumenti di vita: non la vita.

E’ bene quindi usarli, riporli e - all'occorrenza - cestinarli o ristrutturarli (non ristrutturare la realtà per essi).

Forse è proprio questo che Lewin intendeva scrivendo:

“Non vi è nulla di più pratico di una buona teoria.”



Dott. Maurilio Verdesca - Psicoanalitica_Mente


49 visualizzazioni0 commenti

Comments


bottom of page