Concetti basilari: cosa è il sonno e cosa il sogno?
Passiamo circa un terzo della vita a dormire e, per essere precisi, un quarto di questo tempo lo passiamo in uno stato di sogno attivo. Il sonno è uno stato prontamente reversibile di ridotta reattività e ridotta interazione con l’ambiente (il coma e l’anestesia generale non sono pertanto qualificabili come sonno). In esso si mettono in moto processi generativi e riparativi chimici, biologici e psicologici. A questa ultima categoria afferiscono i sogni, fenomeni cognitivi ed emotivi emergenti da una mente in stato dormiente; essi sono a tutti gli effetti delle allucinazioni non patologiche (viceversa: le allucinazioni sono dei sogni ad occhi aperti). Non a caso Freud, Jung e Winnicott li hanno definiti più volte come delle zolle o dei brevi assaggi del pensiero abituale psicotico. In base alle scoperte recenti possiamo esser quasi certi che tutti gli animali sognano, persino la drosophila, il moscerino della frutta. Il sonno è necessario per l’equilibrio vitale proprio come mangiare e respirare. Durante il sonno fissiamo i ricordi ed elaboriamo quanto avviene da svegli. Il sonno consolida gli apprendimenti. Nonostante le apparenze - e a dispetto di quanto si pensava fino a poco tempo addietro - il cervello onirico risulta essere tutt’altro che passivo e vuoto. Gli studiosi concettualizzavano il sogno come un momento di pausa totale della coscienza quando, invece, in esso si rinviene la capacità di interpretare alcuni stimoli elementari, di solito quelli oltre soglia (es. luce, suono, dolori, ecc.) che, qualora non ci sveglino, diverranno parte integrante del set di cui, nel ruolo di protagonisti o spettatori, siamo parte. Ogni elemento quotidiano della nostra vita (i così detti residui diurni) concorre in teoria alla formazione di quel determinato sogno ed è per questo che gli conferisce quel carattere cotanto privato e personale. Il sogno è per definizione prodotto dall’attività inconscia umana: in esso, aldilà della nostra volontà esplicita, veniamo calati in scenografie e narrazioni fantasiose dalle collocazioni spazio-temporali più disparate che spesso dimentichiamo una volta svegliati. Tutti noi sogniamo moltissimo ma alcune persone ritengono di non sognare per nulla, poiché una caratteristica del sogno è, per l’appunto, essere subito dimenticato. Per chi avesse interesse a ricordarli si dimostra banalmente utile tenere un taccuino a portata di mano ed utilizzarlo non appena svegli, quando ancora parte del sogno è accessibile alla memoria. A lungo andare questo sarà un vero e proprio esercizio per il tuo cervello! In tempi attuali si tende a pensare che il sognare rappresenti un processo cognitivo semplicemente di tipo differente rispetto a quello che sperimentiamo nella veglia. Secondo Freud sarebbe proprio questa modalità di pensiero notturna quella che più ci apparterebbe sin dal nascita, il così detto processo primario. In altre parole, un modo di funzionare della mente altamente intuitivo ed emotivo, caratterizzato da logiche associative che rispondono a principi economici a mobilitazione rapida e non-lineare. Queste originali esperienze notturne si presentano sotto forma di immagini visive e rappresentazioni sonore, gustative, olfattive, tattili e motorie benché le vie del movimento (motoneuroni) siano inibite a livello del tronco encefalico, affinché non ci sia possibile agire ciò che viviamo sotto forma allucinatoria. Durante il sogno non si è perciò in grado di muoversi; si è funzionalmente paralizzati (atonia muscolare) al fine di proteggersi dalle conseguenze delle proprie azioni. Una eccezione è rappresentata dalle esperienze di sonnambulismo e da malattie neurodegenerative che portano al cosìdetto disturbo del comportamento del sonno REM.
dott.Maurilio Verdesca
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